QUANDO LA STORIA FAMIGLIARE TENTA DI INFLUENZARE IL PROPRIO DIVENIRE: IN CHIAVE DI SOL DI SYLVIA MONTIER.
E, certamente, la famiglia Hofer conosce molto bene il
sentimento dell’infelicità.
Affrontare tematiche che posseggono il sapore dell’intimità
domestica è compito abbastanza arduo per un romanziere, eppure, chi scrive
ritiene che l’autrice, Sylvya Montier, l’abbia fatto egregiamente.
Nel suo In chiave di Sol, la famiglia è centro nevralgico di
una spigolosa vicenda che in alcuni passaggi rasenta il giallo e domina
interamente il contenuto del testo.
Protagonista della narrazione è il rampollo di casa Hofer,
Michael, al quale sin dalla fanciullezza è stato precluso ogni tipo di contatto
col mondo esterno.
Michael, infatti, trascorre la propria esistenza soffocato
dall’algido amore della sua austera madre, Esmeralda, «donna forte e
controllata», e tormentato dall’anonima indifferenza di suo padre, Gustav, che
l’autrice, più volte, tratteggia come un «uomo senza polso».
Michael cerca di colmare le lacune affettive gettandosi a
capofitto nello studio e curando i propri fragili interessi; difatti, ama la
musica di cui è grande appassionato e si diletta di pittura con lodevoli
risultati.
Tuttavia, molto presto, l’equilibrio ovattato nel quale è costretto a sopravvivere incomincia a vacillare: crescendo, le prime pulsioni adolescenziali rimestano nel suo spirito sentimenti ardenti e contrastanti. Da un lato, resta in lui preponderante la volontà di compiacere i suoi cari; dall’altro, emerge un desio di furente ribellione. Ad orientare ( malamente ) la sua strada si presenta Camilla, figlia di una delle tante cameriere impiegate alla villa. La ragazza «dagli occhi luminosi», libera e sfrontata, incarna il mito della Circe omerica: dietro alla maschera della dolce e innocente fanciullezza si cela un carattere malizioso, ambiguo e incline alla disubbidienza.
Assieme alla beltà che indubbiamente la contraddistingue, è
proprio il suo atteggiamento spavaldo a fare breccia nel cuore dell’ingenuo
Michael tanto che, nel giro di pochi anni, il sentimento di amicizia che lega
la coppia si trasforma in un amore dal sapore clandestino, passionale e
tormentatissimo. Il giovane Hofer incomincia a districarsi in un ginepraio di
emozioni travolgenti che gli tolgono il sonno e rendono sempre più salda la
volontà di evadere dall’emarginazione sociale, da quella gabbia dorata che sua
madre ha appositamente costruito per lui.
Le elucubrazioni amorose del ragazzo e la stessa monotonia della villa vengono letteralmente spezzate dall’arrivo improvviso di Bèrard Dubois, abilissimo e scaltro giocatore di poker e ferrato conoscitore d’arte a livello internazionale. Con i suoi modi affettati e intrisi di finto buonismo, Dubois riesce a circuire il padrone di casa e incomincia ad esercitare un certo ascendente sulla sempre più insoddisfatta Esmeralda. Né l’uno e nell’altra possono immaginare che quell’uomo rappresenterà la rovina della loro famiglia. Grazie alla predisposizione talentuosa che Michael dimostra di avere per la pittura e soprattutto per la musica, Dubois convince i coniugi Hofer ad accompagnarlo in frequentissimi viaggi in Europa per fare in modo che il nome del loro prediletto e il suo indiscutibile genio incomincino a circolare nei salotti dabbene di tutto il mondo.
Le ripetute assenze dei famigliari, uniti al capriccioso
carattere di Camilla annichiliscono Michael che si sente sempre più solo e
incompreso. Preda dei suoi tormenti, egli
trova riparo tra le mura della piccola casa di Mario Lucenti, il giardiniere e
guardiano della villa che lo conosce fin da bambino e che, in brevissimo tempo,
diventa il suo più fidato confidente.
«Michael si sentiva in pace con il vecchio guardiano.
Accanto a lui svaniva la rabbia e ritrovava la serenità. L’uomo aveva la
straordinaria capacità di comunicare senza il bisogno di parole».
Intanto, gli anni trascorrono e il talento del ragazzo, ormai completamente sbocciato, gli consente di vivere nuove esperienze: sfruttando la subdola influenza di Dobuis, il ragazzo ha modo di conoscere le gioie e le tragedie del vasto mondo che lo circonda. Si esibisce col pianoforte in posti prestigiosi incantando le folle, il suo nome vola di bocca in bocca, fa la conoscenza del variegato ( e variopinto ) universo femmineo. Infatti, si imbatte in Katharina Haas, un’ambiziosa giornalista a caccia del primo sensazionale scoop e in Régine Legrand una cantante dalla grazia eccezionale, ma per la quale il Fato ha provveduto a scrivere un tragico destino prima che l’affetto nutrito verso Michael possa concretizzarsi in altro.
Nel frattempo, proprio Michael è costretto a confrontarsi con un dolore inatteso e disarmante: durante la festa per il suo ventunesimo compleanno, nella villa gremita di personalità eminenti, sua madre Esmeralda esplode un colpo di pistola verso Dobuis uccidendolo e, subito dopo, rivolge l’arma verso se stessa ponendo fine alla propria esistenza. Esattamente come sosteneva Carlos Ruiz Zafón quando chiosava: «Tutti custodiamo un segreto chiuso a chiave nella soffitta dell’animo», Esmeralda decide egoisticamente di impedire agli altri di leggere nel suo intimo.
Le successive pagine del volume sono intrise di amarezza e smarrimento: la morte improvvisa della padrona di casa getta la villa nel caos e distrugge il fragile equilibrio emotivo di Gustav che finisce per cadere vittima della dipendenza da alcool. Seguono mesi difficili, durante i quali Michael sarà costretto a fare i conti con il proprio essere e a scavare a fondo per scoprire la sua vera identità. Al suo fianco avrà l’onnipresente Mario Lucenti, una gentile anziana signora dalla memoria sbiadita dal tempo e una fanciulla costretta a vendersi per sostenere le proprie disilluse speranze di emancipazione.
La scrittura della Montier, sebbene presenti alcune imperfezioni stilistiche, appare delicata, talvolta impregnata d’amara malinconia. L’autrice, mediante un ottimo impiego di metafore e allegorie, costruisce un romanzo avvincente e ricco di sfumature che hanno il potere di condurre il lettore verso inesplorati sentieri dell’animo. La forza e al contempo la fragilità del protagonista si scontra con l’arrivismo e l’indecisione della crudele Camilla che diviene sua terribile carnefice.
Significativa per la crescita psicologica di Michael e di
particolare impatto per la narrazione complessiva è la figura della giovane
prostituta del paese, dolce e pronta all’ascolto di tutte le paturnie umane,
della quale il giovane Hofer finisce per invaghirsi fino ad innamorarsene
perdutamente.
Apprezzabile è il confronto che, molto spesso, la Montier propone
tra l’algida Esmeralda e il fiacco Gustav: la prima, per anni, ha taciuto un
segreto capace di modificare l’intera esistenza del suo prediletto; il secondo,
invece, accettato tacitamente l’inganno, ha sempre coltivato nel proprio
spirito un senso di distacco verso il suo erede. Proprio nelle pagine finali,
in qualche maniera, l’autrice riscatta il personaggio di Esmeralda restituendole
un barlume di dignità materna e, così facendo, richiamando l’idea romantica di Charles Dickens secondo cui: «La famiglia
non deve consistere semplicemente in
coloro con cui condividiamo il nostro sangue, ma anche in coloro a cui noi daremmo
il nostro».
In chiave di Sol è un romanzo piacevole e profondo: una
lettura senza dubbio consigliata.
Commenti
Posta un commento