UN ROMANZO CHE ASSOLVE AL PROPRIO COMPITO, QUELLO DI RACCONTARE UNA STORIA: IO PRIMA DI TE DI JOJO MOYES

 

Discutere di fine vita e delle conseguenze che una scelta di tale portata produce sulle persone direttamente o indirettamente coinvolte appare opera assai ardua, destinata a essere approfondita dagli addetti ai lavori. Di conseguenza, con queste righe, chi scrive precisa di non avere la minima intenzione di esprimere qualsivoglia valutazione di merito, bensì limitarsi puramente a un’analisi introspettiva che gravita attorno alle vicende umane dei due giovani protagonisti dell'opera che sta per esservi presentata.

La londinese Jojo Moyes con il suo volume, Io prima di te, edito per l’Italia da Mondadori, regala ai suoi lettori un testo dalla profondità commovente dal quale è stato anche tratto un fedele e fortunatissimo adattamento cinematografico.

Io prima di te non è un trattato sul fine vita, sulle considerazioni del “giusto” o “sbagliato” che la questione pone: si tratta di una storia d’amore narrata con rispetto, con dolcezza e con un pizzico di ironia che è il sale dell’intero libro tanto da renderlo gustoso e stuzzicante.

Il bel volume si apre con un potente flash-back: William Traynor è un giovane rampollo della ricca borghesia inglese. È affascinante, facoltoso, spiccatamente intelligente, impegnato con una ragazza che lo adora e innamorato della propria esistenza. Tuttavia, in un'orribile giornata piovosa, la sua perfetta vita scintillante è destinata a virare verso tinte assai fosche. Mentre sta attraversando la strada alla ricerca di un taxi, infatti, una moto non riesce a evitarlo e lo investe. A seguito di tale tremendo impatto, la spina dorsale del ragazzo riporta danni permanenti che gli impediranno ogni minimo movimento in futuro e lo costringeranno a vita su una sedia a rotelle. Da quel preciso istante, in Will matura un solo convincimento: abbandonarsi alla morte.

Due anni dopo l’incidente, una ragazzetta solare, dagli strampalati gusti di abbigliamento e piena di energie perde il suo lavoro al Buttered Bun, una piccola caffetteria di Stortfold: si tratta di Louisa Clark. La condizione economica della giovane e della sua famiglia è a dir poco precaria: suo padre, Bernard, rischia di perdere il posto di lavoro ed essere costretto a cercare un sussidio statale per permettersi di sfamare le bocche che, ogni giorno, siedono alla propria tavola: sua moglie Josie, sua figlia minore Louisa, sua figlia maggiore Katrina, suo nipote Thomas e l’anziano e malato padre.

Louisa, ventenne coscienziosa e sensibile e sempre alla ricerca di approvazione da parte dei suoi genitori, decide di cercare immediatamente una nuova occupazione in modo da garantire ai suoi cari un minimo di tranquillità economica. È proprio in questo momento, che le esistenze diversissime di Louisa Clark e Will Traynor si incontrano.

L’abitazione della facoltosa famiglia Traynor è immensa, ma silenziosissima: al suo interno, quasi come fossero degli spettri senza pace, s’alternano in una danza intrisa di nostalgica malinconia, la figura ombrosa e schiva del suo proprietario e quella ingombrante e indagatrice di Mrs Traynor, rispettivamente padre e madre di Will. Ad assistere il loro pupillo nelle incombenze mediche quotidiane, invece, c’è il giovane assistente Nathan.



«Quando entrammo nella stanza, l’uomo sulla carrozzina alzò lo sguardo da sotto una massa di capelli arruffati. I suoi occhi incontrarono i miei, e dopo una pausa emise un urlo raccapricciante. Poi la sua bocca si piegò in una smorfia, lanciando un altro grido disumano».


Il primo incontro tra Louisa e Will si rivela a dire poco disastroso: Will appare austero e insensibile. Inoltre, è indisponente, arrogante, persino crudele negli atteggiamenti. Trascorrono intere settimane senza che i due ragazzi si scambino una parola se non quelle poche dettate dalla solenne cortesia: sebbene Louisa svolga i suoi compiti giornalieri con devozione e accortezza, Will le riserva solo sguardi di fuoco, brevi commenti taglienti, risolini di disapprovazione.

Nonostante sia moralmente distrutta, Louisa non può rinunciare a quel lavoro: con la consistente paga della famiglia Traynor è in grado di sostenere i suoi famigliari e consentire a sua sorella maggiore di completare gli studi universitari, in precedenza sospesi a causa dell’inattesa gravidanza. Anche la sua situazione sentimentale sembra risentire dei nuovi ritmi che è costretta a sostenere: il suo fidanzato storico, Patrick, maniaco della corsa e fissato con la dieta, la sprona a impegnarsi, ma non le dedica le attenzioni che, invece, Louisa desidera. La loro relazione va avanti da diversi anni, ma Patrick sembra concentrato esclusivamente su se stesso e sui suoi hobby.

La vicenda assume una piega inaspettata, nel momento in cui presso l’abitazione di Will si presentano il suo migliore amico, Rupert e Alicia, la sua biondissima ex fidanzata. L’annuncio dell’imminente matrimonio dell’improbabile coppia getta Will nel più totale sconforto e, in preda alla disperazione, il ragazzo distrugge tutti i portafotografie che ritraevano lui e Alicia assieme, felici in un’altra vita.



«La cosa curiosa dell’essere catapultati in vita completamente nuova – o almeno sospinti così forte contro quella di qualcun altro da ritrovarsi con il viso schiacciato contro la sua finestra – è che sei costretto a rivedere l’idea di te stesso. O di come potresti apparire agli occhi degli altri».


Nei giorni successivi, Louisa, costernata per l’accaduto, si sforza di essergli vicina con parole gentili, battute scherzose e irriverenti e quel suo strampalato abbigliamento coloratissimo che sarebbe capace di strappare una risata anche alla persona più triste del Pianeta. Proprio grazie alla delicata ostinazione e alle attenzioni che la giovane riserva al suo datore di lavoro, il rapporto tra i due incomincia lentamente a trasformarsi. Will inizia ad aprirsi a qualche confidenza, sorride di tanto in tanto, dialoga in maniera più frequente. Il ragazzo svela l’altro lato della medaglia: è simpatico, di spirito, abituato alle sofferenze e al sacrificio. Anzi, sopporta stoicamente il dolore quasi fosse una pena da espiare per aver compiuto chissà quale misfatto.



«Non riuscivo mai a valutare la sua sofferenza, ma sospettavo che fosse molto più grande di quanto lasciasse trapelare».



Quando, per un caso fortuito, Louisa scopre che Will ha intenzione di porre fine alla propria vita nel termine di sei mesi, incomincia per lei una vera e propria missione. Grazie alla complicità di Nathan e di Mrs Traynor si impegna alacremente a ricercare delle attività che Will potrebbe praticare all’esterno e che potrebbero indurlo a cambiare idea: lo accompagna a una corsa di cavalli, a un delizioso concerto di Mozart, persino alle nozze lussuose di Alicia e Rupert. La piccola Clark è fermissima nella sua posizione: nulla sembra spaventarla, né le barriere architettoniche, né gli sguardi di biasimo del prossimo, né la cagionevole salute del suo protetto. Farà di tutto per impedire che ponga fine volontariamente alla sua esistenza.



«Semplicemente… desidero essere un uomo che è stato a un concerto con una ragazza con un abito rosso. Solo per qualche istante ancora».


In pochi mesi, il legame tra i due diventa sempre più solido tanto che Louisa, scoprendosi innamorata, decide di mettere un punto alla sua relazione appassita con Patrick e dedicarsi anima e corpo alla sua segreta missione di salvataggio. Il finale della vicenda è tanto commovente quanto crudo e, nella lettera che Will indirizza alla sua Clark, è condensata tutta l’intensità di un amore impossibile manifestatosi tra due anime destinate a trovarsi.



«Non pensare a me troppo spesso. Non voglio pensarti in un mare di lacrime. Vivi bene. Semplicemente, vivi».


Pulvis et umbra sumus chiosava Quinto Orazio Flacco e non si può in alcun modo obiettare a questa massima di profondo significato. Ogni essere umano ( a dire il vero ogni essere terrestre ) è destinato ad ammainare le proprie vele e attendere il suo inesorabile declino attraccando al porto di Plutone. Forse, però, il significato intrinseco non sta nell’origine o nella fine, bensì risiede nel mezzo: nel modo in cui la propria esistenza viene vissuta, nella pienezza e nell’audacia con le quali ci si accinge ad affrontare il sentiero che il Fato ha tracciato per tutti noi.

La protagonista del romanzo, Louisa, è spezzata tanto quanto Will. Il segreto inconfessabile del suo passato, le responsabilità famigliari, il desiderio di sentirsi accolta e amata si mescolano con la sofferenza del giovane Traynor per ciò che era e per ciò che ha perduto. Le storie esistenziali di entrambi si compenetrano e si arricchiscono vicendevolmente. È grande l’insegnamento contenuto in queste pagine. L’autrice non scivola mai in una prosa che vuole assumere i connotati seriosi e tecnici di un saggio sul fine vita. Con il suo stile quasi colloquiale alleggerisce i termini della questione senza banalizzarli, non inserisce preconcetti, non si permette giudizi. Focalizza l’attenzione del lettore sull’unica cosa che ritiene realmente importante: l’amore impossibile che sboccia tra i due protagonisti e che, nonostante tutto, divampa nei loro cuori. La narrazione in prima persona, inoltre, rende lo scritto ancora più intimo, una ruvida carezza sull’anima. È in questa delicata e ritmica miscellanea che il romanzo assolve allo scopo caro ad ogni scrittore: quello di narrare una storia che susciti emozioni.

Ilina Sancineti

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