LA PORTALETTERE DI FRANCESCA GIANNONE: UN ROMANZO DAL PROFUMO ANTICO MA DAL FASCINO MODERNO.
È la storia della giovane Anna Allavena, madre del piccolo
Roberto e moglie devotissima di Carlo Greco la quale, a seguito della morte del
suocero, è costretta a un repentino e sofferto cambio di esistenza. Dall’amata
Liguria, infatti, si ritrova a riannodare i fili della propria quotidianità ripartendo
da un paesino del Salento, Lizzanello, di cui Carlo è originario.
L’impatto con la realtà del Sud è tutt’altro che idilliaco:
Anna è infastidita dallo scirocco bollente, dalla polvere che si deposita sul
suo vestito nero, dal frinire incessante delle cicale. Il senso di
inadeguatezza che quei luoghi le suscitano nell'intimo si insinua in lei e va a cozzare con
la gioia incontenibile di Carlo al quale è stata regalata la possibilità di
tornare a radicarsi nella terra natìa.
Ad attendere i nuovi arrivati in terra pugliese c’è l’affascinante Antonio, fratello maggiore di Carlo e a lui profondamente legato che, sin da subito, manifesta per la cognata una sincera e rispettosa simpatia. La conoscenza con il resto della famiglia Greco costituisce un supplizio per Anna: Agata, moglie sciatta e petulante di Antonio, sulle prime, snobba il suo fare un poco altezzoso e la sua bellezza piena di grazia, ma si sforza di mantenere un atteggiamento di educata apertura. La piccola Lorenza, al contrario, dopo un primo timido approccio, le si appiccica addosso come un mitile eleggendola a sua zia preferita e «bellissimissima».
Nonostante l’accoglienza festosa, Anna si sente spaesata e triste: quel vorticare di nuove emozioni la turba. Al suo malessere si aggiunge l'esuberanza della piccola Lorenza che, con le sue moine fanciullesche, non fa altro che riportarle alla mente la figlia perduta in culla solamente tre anni prima, Claudia. L’appellativo con la quale i cittadini di Lizzanello sono soliti indicarla, “la forestiera”, la rende inquieta e sempre più schiva. Inoltre, le pressioni di Agata che la supplica di accompagnarla ovunque per sfuggire alla sua vuota routine famigliare finiscono per soffocarla. La pace sembra ristorare il suo animo soltanto quando si ritrova a leggere nel giardino della sua nuova casa che, col tempo, comincia ad abbellire di odoroso basilico e melograni «da' bei vermigli fior».
Proprio il suo sconfinato amore per i libri l’avvicina pericolosamente ad Antonio, anche lui innamorato della cultura e affascinato dagli autori russi. Non trascorre mese, infatti, in cui i due non si scambino pareri sulle rispettive letture e, a margine dei testi, annotino le loro personali impressioni. La connessione che viene a crearsi tra di loro, un poco clandestina ai limiti del tradimento, un poco innocente ai limiti del più puro romanticismo, non sembra impensierire Carlo, il quale, piuttosto, travolto dai ricordi della sua adolescenza a Lizzanello, è attratto dalle brame seduttive della sua fidanzata di un tempo: Carmela. La donna, nel frattempo divenuta sarta di professione, vive un'unione vuota con l’insignificante Nicola Carlà e si occupa con amore di suo figlio Daniele.
Proprio a lei, Carlo chiede di intercedere con suo padre, don Ciccio, per raccogliere alcune informazioni sulla messa a dimora della vite: l'uomo ha infatti intenzione di creare una cantina che affiancherà l’oleificio del fratello nella produzione di prodotti tipici. Ben presto, la cantina Greco incomincia a prendere vita e, mentre i primi tralci germogliano, il cuore del neo imprenditore vinicolo finisce con l’intrecciare, ancora una volta, quello di Carmela che con il suo fare felino e, solo all’apparenza innocente, più volte prova a irretirlo. La relazione extraconiugale tra i due, però, si concretizza soltanto a seguito di una forte discussione tra Carlo e Anna. Difatti, la “forestiera” ha appreso in paese della dipartita del povero Ferruccio, il portalettere di Lizzanello, e manifesta la ferma intenzione di partecipare alle selezioni per prendere il suo posto. La rivoluzionaria decisione si scontra aspramente con il pensiero del consorte che ritiene quell’occupazione troppo faticosa e, soprattutto, non adatta a lei.
Nonostante la ferma opposizione del marito, della cognata Agata e di tutto il paese, Anna riesce a ottenere il posto. Ad appoggiarla c’è solo Antonio che ammira la sua determinazione e la sua forza d’animo ed è pronto a tutto affinché ella possa realizzarsi dal punto di vista professionale. È il 14 maggio 1935, quando Carlo si presenta alla porta della sartoria di Carmela febbricitante di passione, mentre “la forestiera” incomincia il suo nuovo lavoro di portalettere.
Poco per volta, grazie a quell’occupazione effettivamente
faticosa, Anna conosce meglio gli abitanti di Lizzanello: ne scandaglia vizi e
virtù, ne scopre segreti inconfessabili, ne esamina attentamente abitudini e
modi di fare. Dopo qualche tempo, si
imbatte in Giovanna, una donna che tutti qualificano come pazza solo perché
ritirata per conto proprio in un antico casolare di campagna poco fuori il
paesetto. Giovanna è una donna sola e triste, ma la nuova portalettere con modi riservati e rispettosi riesce ad aprire una breccia nel suo animo fino
a divenirne non solo una confidente, ma la sua più cara amica. Le insegna a
scrivere, a leggere, a prendersi cura maggiormente di se stessa e a intrattenere una corrispondenza criptata con l’amato parroco don Giulio.
Nel frattempo, cresce l'affetto tra Antonio e Anna. Il sentimento che l’uomo prova verso la cognata lo fa sentire sbagliato e colpevole distraendolo dalle sue naturali incombenze di marito e padre finché, in un momento di
debolezza, ormai preda di una passione fosca, le ruba un bacio cui Anna non si sottrae. Sconvolto dal suo
atteggiamento e del tutto incapace di soffocare l'emozione che ha ormai
preso dimora nel suo animo, Antonio si risolve a partire per l’Africa adducendo
la falsa scusa di volere espandere l’attività dell’oleificio. Ciò getta nello
sconforto più totale Agata e Lorenza che si sentono abbandonate e tradite.
Anche Anna soffre per quell’inspiegabile distacco, ma tenta di reagire al
dolore gettandosi a capofitto nel lavoro e infittendo le visite presso
l’abitazione di Giovanna.
Intanto, don Ciccio, memore di essere in credito con Carlo per la questione della Tenuta Greco, gli
chiede di prendere a lavorare in vigna suo nipote Daniele che tutti in paese
considerano il figlio di Carmela e Nicola Carlà ma che, in realtà, è figlio suo,
concepito con la sarta prima che sposasse Anna. Sebbene a malincuore, il minore
dei Greco è costretto ad accettare per evitare che si scopra la verità sul suo
torbido passato.
La seconda parte del romanzo si snoda negli anni a cavallo
tra il 1945 e il 1949: il conflitto mondiale è alle spalle e tutti i
protagonisti de La portalettere sono irrimediabilmente cresciuti. Anna prosegue
col suo lavoro, la cantina di Carlo è sempre più in fermento tra vendemmie e
accortezze e l’oleificio di Antonio ha ripreso la propria naturale attività.
Sullo sfondo delle vicende famigliari dei Greco, ad attirare l’attenzione del lettore è
il nuovo rapporto che viene a crearsi tra Daniele e Lorenza. Il giovane,
infatti, sebbene durante il giorno continui a lavorare alla Tenuta Greco come
braccio destro di Carlo, in tarda serata, nella vecchia casetta disabitata che
in passato era appartenuta a sua nonna, coltiva la passione per la
sartoria: disegna modelli, cuce ricami, realizza abiti. L’unica a conoscere la
sua inclinazione è proprio Lorenza la quale, dopo aver affrontato il lutto per
la perdita del suo fidanzato e avere ottenuto un impiego alle poste, si presta
volentieri a far da modella e ad aiutare l’amico di una vita.
Intanto, Lizzanello è in fermento per l’elezione del nuovo
sindaco e del primo voto aperto alle donne: a rivestire il ruolo di primo
cittadino è chiamato proprio Carlo che, grazie ad una strepitosa campagna
elettorale, riesce a ottenere la maggioranza dei consensi dei suoi compaesani.
«La mattina del 24 novembre, nella cabina elettorale, Anna
prese la matita e indugiò a lungo, fissando la scheda. Poi tracciò una croce
sul simbolo del Partito Comunista. Nessuno l’avrebbe mai saputo, all’infuori di
lei stessa».
A preoccupare il nuovo sindaco non vi sono soltanto le beghe cittadine ma, soprattutto, la stretta amicizia nata tra sua nipote Lorenza e il figlio segreto Daniele: temendo che i due si siano innamorati, Carlo si rivolge ancora una volta a don Ciccio e suggerisce di inviare Daniele a New York con la scusa ufficiale di ampliare il commercio dei vini della Tenuta. Il tempo trascorre lentamente a Lizzanello e, mentre Lorenza e Daniele intrattengono una corrispondenza amorosa all'oscuro delle loro famiglie, il direttore delle poste locali, Tommaso, incomincia a corteggiare la ragazza con gesti premurosi e pieni d’affetto. Stremata dalla lunga attesa e preoccupata di restare da sola per sempre, alla fine, Lorenza finisce per cedere alle lusinghe del suo superiore e decide di sposarlo. Il matrimonio della coppia si rivela immediatamente infelice per la ragazza che non fa altro che continuare a struggersi per Daniele. Così, quando lui fa ritorno, si precipita a casa sua e, dopo essersi abbandonata all’amore, gli confessa di aspettare un figlio da Tommaso. La seconda parte del romanzo termina con un dolorosissimo lutto: Carlo Greco, affetto da una terribile malattia, si spegne nel talamo matrimoniale accanto alla sua Anna in una mattina della fine di giugno 1949.
L’ultimo momento del romanzo abbraccia il biennio 1950 - 1952. Questo intero periodo è destinato alla realizzazione del secondo e ultimo ambizioso progetto di Anna Allavena: la Casa delle donne, un luogo ove le donne più fragili e sfortunate di Lizzanello possano trovare riparo, essere accolte e comprese, imparare un mestiere e comprendere il valore dell'indipendenza economica femminile. La perdita di Carlo mette a dura prova la tempra morale della portalettere. Sarà l’affetto immutato di Giovanna, la presenza discreta di suo figlio Roberto e della sua fidanzata Maria e l’onnipresente Antonio a sollevarla dal torpore e a indurla a reagire riprendendo in mano le redini del proprio io. Tuttavia, mentre le situazioni esistenziali di tutti i personaggi sembrano stabilizzarsi, l’incestuoso amore tra Daniele e Lorenza finisce per allontanarla per sempre da quel sentimento che non ha mai avuto la possibilità (e forse il coraggio) di coltivare.
Come si è avuto modo di leggere in queste note, il romanzo è suddiviso in tre segmenti principali che scandiscono altrettanti momenti di vita della protagonista. Di particolare rilievo è la connessione realizzata dall'autrice tra il drammatico prologo e lo struggente epilogo che evidenzia l’armoniosità del meccanismo circolare del suo narrato. Ne La portalettere è possibile rintracciare diversi elementi caratterizzanti: si rinviene il frizzante calore meridionale, le suggestive descrizioni paesaggistiche che rimandano a Piccolo mondo antico del Fogazzaro; il “trasi” più volte pronunciato da Carmela ricorda il fare ruvido de Il Commissario Montalbano di Camilleri; la rappresentazione a tratti simbolica delle antiche usanze come quella della pasta fatta in casa, ma anche delle consuetudini un poco bigotte rimandano agli scritti del Verga.
La portalettere è un romanzo intriso di rituali, di quei piccoli piaceri che irradiano luce nella quotidianità a tratti grigia di Anna: è una tazza di latte tiepido tra le mani, un mortaio nel quale è solita preparare il pesto genovese, la bicicletta con la quale consegna la posta, il caffè corretto con grappa sorseggiato al bancone del bar davanti agli sguardi attoniti degli anziani del posto. È anche il volume dei pregiudizi maschilisti abbattuti dal crescente riscatto femminile, delle infondate credenze popolari che vengono screditate dalla rivoluzionaria applicazione del ragionamento medico-scientifico.
Ancora, in La portalettere vi è manifestazione tangibile e dolorosa del potere supremo
dell’amore e dell’odio, dell'amara vittoria della vita sulla morte, della strenua resilienza dei
deboli, della forza di certi legami famigliari che sono e rimarranno imperituri
nonostante le infinite vicissitudini e
traversie delle diverse esistenze terrene.
«Ora lo sai. È andata come doveva andare.
O almeno credo».
Ilina Sancineti
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