IL NUOVO FANTASY DEL POLIEDRICO FLAVIO PARENTI: L'ANELLO DI SATURNO.

 

Nell’universo dei mortali spesso accade che due solitudini si sfiorino e riconoscano le reciproche cicatrici curandole con la soavità di un soffio. Rainer Maria Rilke scriveva: «l’amore consiste in questo, che due solitudini si proteggono a vicenda, si toccano, si salutano».

È proprio ciò che accade a Luca e Anna, i due protagonisti del nuovo volume fantasy di Flavio Parenti, L’anello di Saturno edito da PAV.

Luca è un adolescente timido ed impacciato, figlio un po' viziato di una famiglia benestante dell'alta borghesia. A causa del lavoro del padre, il ragazzo è costretto a spostarsi frequentemente di luogo in luogo senza mai riuscire a piantare stabili radici. Luca soffre moltissimo la solitudine cagionata dallo snaturare continuamente la sua persona. Infatti, è uno scontento cittadino del mondo, privo di solide amicizie e obbligato a dover ricominciare tutto d’accapo ad ogni nuovo trasferimento. L’ultimo rifugio scelto dalla sua famiglia è una ridente cittadina medievale del Centro Italia: Anagni.

Luca è quasi stordito, seccato, nervoso. Il rapporto con i suoi genitori, seppure improntato al massimo rispetto reciproco, non fa altro che sgretolarsi e complicarsi, soprattutto quello con la madre di origine francese che gli è valso il nomignolo fastidioso di “francesino” da parte dei coetanei anagnini, tra i quali Geppo, il solo con il quale riesce a scambiare fragili battute. Il fedelissimo Game Boy è l’unico vero amico che gli sia rimasto: nei suoi giochi anni Novanta Luca sfoga tutta la frustrazione dell’adolescente in piena crisi esistenziale.

Una sera, mentre cerca di ambientarsi nel nuovo borgo, incontra per caso la bella Anna. Si tratta di una giovane anagnina dal fare spiccio e alquanto spregiudicato. Orfana di padre, Anna è succube del terribile giogo materno che la costringe a trascorrere un’esistenza noiosa e morigerata scandita da preci, recite di salmi e funzioni religiose.

Tra queste due parallele e lontane personalità si innesta un narratore d’eccezione: il Destino. L’autore plasma questa enigmatica forza come un dispettoso cantastorie onnisciente che, prima consente l’incontro galeotto tra i due ragazzi e, successivamente, tesse segrete e crudeli trame per dividerli e distruggere l’amore che lui stesso ha involontariamente alimentato.

«È un mio vizio, una sorta di deformazione professionale, se vogliamo definirla così. Pur sapendo che non tutte le melodie devono essere cantate, credo che ognuna meriti di essere ascoltata».

Eppure, nonostante i progetti dell'ineffabile Destino, Luca ed Anna sono dei predestinati. Nella biblioteca cittadina gestita dalla misteriosa signora Flora, infatti, i due ragazzi scoprono l’esistenza di un volume che narra delle gesta di Crono (Saturno) e della possibilità dell'umanità di incidere sullo scorrere del tempo modificandolo a proprio piacimento attraverso l’utilizzo di un anello forgiato proprio dal dio Saturno per amore di una mortale.


«Nelle mie varie eternità, molti uomini e dèi hanno tentato di sfidarmi, cercando di sostituirsi a me, rubandomi il potente strumento con cui lavoro: il Tempo. Il Tempo, caro lettore, è il telaio su cui intreccio le trame dell’esistenza».

Grazie a questa incredibile scoperta e all’affinità delle loro anime, la complicità tra Luca e Anna non fa altro che aumentare e i due finiscono per cedere alla chimica incontrollabile dell’amore rischiando di ribaltare tutti i piani che il Destino aveva in serbo per loro.

«È l’Amore il vero colpevole. Il mio compito sarebbe così semplice, così diretto e agevole senza di esso. Mi sfianca dover districare le complesse trame che ordisce alle mie spalle. E non riesco a capire perché tutti cedano alle sue lusinghe piuttosto che alle mie. Non sarebbe più semplice seguire la strada più agevole, quella più probabile, quella con meno ostacoli?».

Il furto del libro ai danni di Flora eseguito dalla coppia allo scopo di indagare meglio i suoi enigmi costituisce il punto di rottura: la madre di Anna, infatti, per ripicca, si determina ad iscrivere sua figlia in un collegio cattolico dal quale spera che ne esca finalmente redenta e disciplinata. Luca, invece, riceve da suo padre la notizia di un nuovo trasferimento: questa volta, addirittura a Ginevra.

La giovane coppia è disperata: come può finire tutto in un battito di ciglia? Come faranno a svelare il segreto dell’anello di Saturno?

Mentre il Destino ghigna alle loro spalle per il presunto successo ottenuto, i due adolescenti prendono una clamorosa decisione: fuggiranno assieme, lontano da Anagni, lontano dalle loro famiglie che non li comprendono, lontano dai problemi e potranno costruirsi un’esistenza nuova ed avventurosa costellata da viaggi, scoperte e misteri da risolvere.

Dopo aver consumato la loro ormai non più procrastinabile passione, gli amanti, novelli Romeo e Giulietta, sono ormai pronti alla partenza.  Il primo volume di questa saga si interrompe con l’avvento di incredibili circostanze che non consentiranno la fuga materiale di Anna e Luca e suggeriranno di proseguire nella lettura del secondo testo.

L’anello di Saturno si presenta come un'opera narrativa di gradevole lettura: molto apprezzabili sono gli interventi in prima persona del Destino che, di tanto in tanto, compare sornione tra le righe e manifesta le proprie poco pacifiche intenzioni. La ricostruzione della Anagni degli anni Novanta è rispondente alla realtà di quel brillante periodo storico italiano, così come il gergo, spesso colloquiale, utilizzato da tutti i personaggi che si assecondano durante la narrazione. Linguaggio sufficientemente discorsivo, a tratti persino divertente. Molto buona la descrizione delle ambientazioni. Sicuramente una piacevole lettura estiva (e non solo).


«Ho sempre nutrito, caro lettore, un reverente rispetto per coloro che, animati da una volontà ferrea, serbano la convinzione di poter piegare il mio volere. Io sono come un salice piangente durante la tempesta: mi piego, sì, ai capricci della vita, persino dell’amore, ma alla fine tutto ritorna al corso da me scelto. Poiché sono, per mia natura, scrittore della vita».

 Ilina Sancineti

 

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