VENTIDUE ANNI DA QUEL TERRIBILE 11 SETTEMBRE 2001.

 


Sono trascorsi ventidue lunghi anni.

Anni in cui la storia contemporanea è mutata per sempre lasciandoci attoniti davanti ad un’immane tragedia, terrorizzati dai suoi risvolti, annichiliti dalla brutalità e dalla follia delirante di uomini senz’anima e senza Dio.

Sembrerà oltremodo banale, ma ognuno di noi ricorda esattamente cosa stava facendo quando, alle ore 8:46, (le 14:45 in Italia) incominciò l’Apocalisse.

Brevemente, vi racconto la mia versione dei fatti: come ogni pomeriggio di fine estate, mi trovato comodamente rilassata nella penombra della mia cameretta a godermi in totale beatitudine gli ultimi scampoli della bella stagione prima di riprendere il tour de force scolastico: per lo più disinteressata, ascoltavo  la frequenza radiofonica di Radio Deejay e, quando interruppero d’improvviso le trasmissioni radiofoniche e diedero la notizia di ciò che stava accadendo, per un momento pensai ad uno scherzo di cattivo gusto.

Ancora incredula, mi precipitai in cucina e ordinai a mia madre di accendere il televisore: su tutte le reti nazionali comparve l’immagine dello schianto di un aereo (apprendemmo quasi nell’immediato si trattasse di un Boeing dell’America Airlines) sulla Torre Nord del World Trade Center (il complesso denominato Torri Gemelle), simbolo della New York industrializzata, potentissima, intoccabile.

La prima sensazione che mi pervase (all’epoca ero un’ingenua e timidissima ragazzetta di appena diciassette anni) fu quella di sbigottimento: era come se un incubo dell’Inferno si fosse materializzato nella quotidianità, catapultato direttamente tra i viventi. 

Invece, ahimè, era tutto reale: si trattava di un attentato terroristico al cuore dell'America. Ed in quel preciso istante, arrivarono il senso di paura, di ansia, di panico: mi sono sentita tristemente vulnerabile, orribilmente esposta, non più al sicuro nelle mura della mia stessa casa. Ho visto mia madre sbiancare e, spaventata, sedersi sul divano.

Quelle immagini fatte di sangue e lacrime, polveri e fuoco che si susseguivano a ruota praticamente ovunque, mostrate per mesi interi da ogni rete televisiva, impresse nero su bianco sulle testate giornalistiche dell’intero globo, sono rimaste marchiate a fuoco nella mente di tutti coloro che hanno vissuto, da vittime o da spettatori indiretti, quei momenti terribili.

Indubbiamente, in quell'anno, siamo stati testimoni di un evento storico così incredibilmente funesto che si spera possegga le caratteristiche dell'irripetibilità.


Da quell’11 settembre, il mondo è drasticamente mutato e non fa altro che confrontarsi continuamente con nuove orribili sciagure: i disastri cagionati dal cambiamento climatico sempre più incalzante, la diffusione dell’epidemia da Covid19, l’insensato conflitto in Ucraina, il devastante terremoto in Marocco, solo per citare gli sconvolgimenti più recenti.

Davvero non comprendo in che mare tempestoso stia navigando questa umanità,  che destino toccherà a tutti noi e, soprattutto, alle nuove generazioni.

Soltanto, sono convinta che quell’11 settembre di ventidue anni fa abbia segnato un’ideale linea Maginot tra un prima, caratterizzato da un maggiore senso di serenità, di prosperità, di protezione ed un dopo, incupito dalle ombre di una sempre più diffusa insicurezza collettiva, da un’ingiustificata rabbia verso gli altri, da un irreparabile istinto distruttivo verso se stessi ed i propri simili.

Quest'oggi, però, è necessario fermarsi, anche per pochi istanti, per commemorare le 2977 vittime accertate; per mostrare empatia verso le migliaia di feriti, verso coloro che, in quell'attentato, hanno perduto famigliari, amici, parte del proprio essere.

Perché c'è un prima e un dopo l'11 settembre 2001.


Ilina Sancineti

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