FIORI SOPRA L'INFERNO DI ILARIA TUTI: QUANDO IL THRILLER PARLA ITALIANO


 Il “Fortissimo” Giusto Gervasutti, famoso alpinista italiano della prima metà del Novecento ed innamorato della montagna come pochi, scriveva: “Nelle vibranti e libere corse sulle rocce tormentate, nei lunghi e muti colloqui con il sole e con il vento, con l’azzurro, nella dolcezza un po’ stanca dei delicati tramonti, ritrovavo la serenità e la tranquillità. E l’ebbrezza di quell’ora passata lassù isolato dal mondo, nella gloria delle altezze, potrebbe essere sufficiente a giustificare qualunque follia.”

In queste poche righe, ho ritrovato tutto il senso di appartenenza, di libertà e di mistero che permea un gran bel testo: Fiori sopra l’inferno di Ilaria Tuti edito da Longanesi, thriller tutto italiano (finalmente!) ed interamente ambientato nel Belpaese. Faccio presente che dal volume è stata ricavata anche una fiction Rai di discreto successo con Elena Sofia Ricci nei panni della protagonista: il commissario Teresa Battaglia.

Teresa è una donna burbera, dalla tempra dura, forgiata dalle disillusioni della vita e tormentata dai dolori di un passato che tiene orgogliosamente occultato e che si mescolano alla solitudine di un presente costellato da indubbi successi professionali, ma anche minato da serie preoccupazioni per la propria salute.

Teresa, infatti, è diabetica ed è costretta a sottoporsi quotidianamente all’insulinoterapia. Purtuttavia, il brillante commissario non riesce proprio a resistere alla tentazione di ingozzarsi di caramelle (che porta sempre con sé) o deliziare le proprie papille gustative con qualsiasi cosa le capiti a tiro, nonostante il disappunto manifestato dai suoi fedelissimi colleghi.

La tranquillità delle giornate friulane viene però interrotta bruscamente da un tragico accadimento: il ritrovamento del corpo di un uomo orrendamente sfigurato nell'anonimo abitato di Travenì (luogo creato ad hoc dalla mente geniale dell’Autrice). A coadiuvare la Battaglia nelle indagini del caso, si presenta il giovane e ancora inesperto commissario Massimo Marini. La sua goffa ed insicura "entrata in scena" è davvero esilarante!

È così che, nonostante le diffidenze iniziali, i due incominciano con cautela a districare i fili di un machiavellico disegno criminoso messo in atto da quello che a tutti gli effetti appare uno squilibrato e che ha incominciato un macabro gioco mortale con le proprie vittime: qualcuno che sembra adattarsi e conoscere perfettamente la vita agreste del bosco, che possiede una forza fisica quasi animalesca e che, talvolta, appare privo di qualsivoglia scrupolo.

"Non avrebbero trovato le risposte in un movente comune. La mente umana non partoriva un incubo del genere per gelosia, per vendetta o per denaro. Quel feticcio aveva un significato molto più complesso. Chiedeva attenzione perché aveva molto da raccontare".

Travenì, piccola perla incastonata tra le Alpi, è una miniera di segreti, di misteri inspiegabili, di fluttuanti apparizioni tra gli alberi, di orme fresche lasciate sul nevischio, di ciotole di latte riempite al tramonto dalle mani ingenue di una ragazzina e vuotate durante la notte ghiacciata, di bambini scomparsi, di scheletri protetti nei boschi ombrosi. Ed è anche il luogo d’appartenenza di quattro ragazzetti: Mathias, Lucia, Oliver e Diego le cui dolorosissime vicende esistenziali riempiono l’intero arco narrativo rendendolo affascinante.

Fiori sopra l’inferno è senza dubbio un thriller di tutto rispetto: ritmo incalzante, tensione narrativa portata al limite e ben gestita, finale costruito a regola d’arte e davvero inatteso.

La costruzione del commissario Teresa Battaglia mi ha particolarmente impressionata: una donna non più giovanissima, comune se vogliamo, dalla verve micidiale e dalla battuta pronta e pungente che combatte con la consapevolezza di dover convivere con due malattie debilitanti: una, il diabete, rappresenta il suo presente; l’altra non riesce neppure a scriverla nelle pagine del suo diario che ha incominciato a vergare nell’angoscia di perdere per strada lumi e brandelli di memoria. La vulcanica Battaglia, a mio avviso, non si discosta moltissimo da un altro “prodotto editoriale” di indiscusso successo: il sostituto procuratore di Matera Imma Tataranni. Le accomuna una spiccata empatia verso il prossimo, una professionalità innata ed un fiuto eccezionale che le indirizza a scovare il vero colpevole dei delitti.

Altro plauso è sicuramente rivolto alle descrizioni ambientali: la penna dell’Autrice ha un tratto chiaro ed estremamente dettagliato, capace di proiettare innanzi agli occhi del lettore montagne maestose, sentieri innevati, alberi che mormorano mossi dal vento.

"La neve aveva cambiato il volto dell’orrido dello Sliva. La gola in cui scorreva il torrente era diventata un regno di ghiaccio. Il verde delle fronde aveva ceduto il posto a un candore di cristalli luccicanti e le figure lanceolate degli abeti si erano tramutate in soffici guanciali. La voce dell’acqua era mutata: dal letto trasparente non saliva più il gorgoglio reboante, ma un mormorio sommesso".

Posso affermare senza molti giri di parole di aver trovato Fiori sopra l’inferno di Ilaria Tuti uno dei migliori thriller italiani degli ultimi dieci anni.

Ilina Sancineti

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