L'ADDIO A GIULIA TRAMONTANO ED ALLA SUA CREATURA
Quarantasei donne morte ammazzate in Italia dall’inizio dell’anno fino ad oggi.
Quarantasei donne, ognuna con esperienze di vita diversissime, morte ammazzate per mano di uomini che non conoscono né pietà, né comprensione, alcuni dei quali dicevano persino di amarle.
Quarantasei donne morte ammazzate solo per il fatto di essere tali.
Ed io, in qualità di donna, non posso che sentirmi tristemente
amareggiata e, al tempo stesso, impotente davanti alla furia di certi esseri
che non dovrebbero appartenere al genere umano.
È di pochi giorni fa, la notizia del ritrovamento del corpo della
povera Giulia Tramontano in attesa del suo primo figlio, anche lui morto sotto i
fendenti di quello che sarebbe stato suo padre tra pochi mesi e che, invece, si è rivelato un bugiardo patologico e un folle assassino.
Mi sono chiesta più volte che cosa scatti nella mente di un uomo
per arrivare a concepire simili abominevoli mattanze. È qualcosa di inconcepibile, talmente
malvagio da sbigottirmi.
Perché accanirsi se un legame amoroso si è deteriorato? Perché trattare una donna come fosse un oggetto e poi liberarsene nel modo più abietto arrivando persino a procurarne la morte? Perché questo stramaledetto Codice Rosso voluto dall'unanimità del Parlamento italiano non funziona, si attiva troppo tardi, risulta alla fine inutile carta straccia?
Lo dico da legale che esercita la professione in maniera continua e che, a suo discapito, ha categoricamente rifiutato di specializzarsi nel ramo penalistico proprio per non incappare in vicende come queste che, a livello umano, permettetemi, non presentano margini di giustificazione. Il denaro può comprare tutto; non dovrebbe mai arrivare a comprare la dignità di un professionista.
Non mi soffermerò sui tecnicismi della materia che a pochi interessano e tanti ne sono tediati ma, devo dire, (e qui gli avvocati penalisti, probabilmente, solleveranno le barricate contro la sottoscritta) che ho ritenuto oltremodo giustificata la scelta del collega di rimettere il proprio mandato.
Se è vero che il diritto di difesa è sancito a livello
costituzionale come diritto fondamentale, è anche vero che il diritto alla vita
(in questo caso due vite; sì, due, a prescindere dalle scuole di pensiero che s’affannano
a farsi guerra sul punto) è il diritto, quello originario, inviolabile in
termini assoluti.
Si tratta di due principi che, a mio modestissimo avviso, in
situazioni di questo tipo, non possono essere posti sullo stesso piano in quanto
inconciliabili: la tutela della vita deve essere sempre posta sopra ogni altro
bene.
Ciò che mi auguro in questa vicenda così straziante è che i famigliari
della povera Giulia e del suo bambino, entrambi incolpevoli, abbiano Giustizia. Quella vera.
Una Giustizia che non gli restituirà un pezzo d'anima, ma almeno donerà a questa famiglia straziata il sollievo che un assassino trascorrerà in galera il resto dei suoi giorni e non potrà fare del male ad altre donne che incroceranno il suo cammino.
Proprio come è accaduto a Giulia ed al suo bambino.
Ilina Sancineti
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