LA DIVINA AVVENTURA: IL PRIMO LAVORO LETTERARIO DI FLAVIO PARENTI
Quest'oggi, vorrei sottoporre alla vostra attenzione un testo che mi ha parecchio affascinata: mi riferisco alla Divina Avventura disponibile sui principali store on line. La paternità del corposo volume è da attribuire a Flavio Parenti, affermato e talentuoso attore della televisione italiana, ma anche sceneggiatore, regista, ideatore di videogiochi.
L'opera di Parenti si presenta come una lettura decisamente sui
generis per tutta una serie di motivazioni che cercherò di esporvi con dovizia
di particolari, ma senza tediarvi.
La vicenda è ambientata nella candida Baltica, una città nella
quale i fasti di un remoto passato guerreggiano con ciò che è rimasto di una modernità
ormai in completo decadimento.
Protagonista del romanzo è Kato, un anziano saggio dell'eterea cittadina, ossessionato dall'idea di raggiungere la perfezione del proprio
spirito e dall'amore struggente (e mai ricambiato) per l'avvenente coetanea Luna.
Nonostante la loro età ormai avanzata, nessuno dei due ha ancora avuto modo di trascendere in Eden: un luogo dove ogni desiderio è destinato a divenire concretezza e dove ogni cosa è pura, incontaminata, perfetta. La mancata trascendenza è da addebitare a scelte pregne di dolore collegate all'esistenza di un vero e proprio triangolo amoroso che stringe a doppio filo le anime diversissime di tre persone: quella di Kato a Luna e quella di quest'ultima ad Argo, uno Zero respinto da Baltica per la sua condotta e grande amore di tutta la sua vita.
Per ottenere il sublime premio della perfezione, Kato è disposto a tutto e
quando la sua divinità, KS, gli chiede di raggiungere il giovane Overton e di
convincerlo a divenire un suo discepolo, l’anziano accetta pur se con diverse reticenze.
Il freddo, l'oscurità e il sinistro ululato non lo spaventavano.
Lui era il figlio del deserto e conosceva ogni suo segreto.
In seguito a svariate peripezie in un deserto fatto di dune
di sabbia, intriso da tristi vicende e da pericoli mortali, Kato riesce a rintracciare
Overton e, seducendo il suo spirito fanciullo con una perfida menzogna, lo convince
a recarsi assieme a lui a Baltica per apprendere i fondamenti della dottrina di KS.
"Mia madre è morta...".
"A Baltica i morti non esistono...".
Baltica è un luogo magico del tutto diverso dall'oceano di sabbia: Overton
indossa la tunica bianca come tutti gli altri discepoli, gode di un posto accogliente dove
riposare, si nutre di perle che infondono energia al suo corpo e fa amicizia
con Govin e Maya, della quale s'invaghisce.
"A Baltica, tutto appartiene a tutti e nessuno possiede nulla. Siamo tutti frammenti della stessa anima e insieme ci riuniremo in KS. Possedere cose non ha senso".
Ma il ragazzo ha un’indole fumantina come quella dello Zero Argo, forgiata soprattutto dalla
lunga permanenza in un luogo inospitale, terreno fertile per lo sviluppo delle pulsioni umane più selvagge: la fame,
la sete, l'istinto di sopravvivenza, la disillusione per il futuro.
Kato ne invidia l'esuberanza, la forza giovanile, la
sicurezza e quando, al momento di trascendere in Eden, Overton è preso dal
terrore di rivelare ciò di cui è stato testimone durante la propria esistenza ai suoi amici ed agli
altri discepoli, inizia la sua vera epifania.
La ribellione di Overton ad un meccanismo bieco e crudele
segna l'inizio della fine di Kato e di tutto il suo mondo che lo porterà a
scoprire la completa verità sulla creazione e sulla natura di Baltica e della pseudo divinità KS.
Il romanzo di Flavio Parenti può essere suddiviso in due diversi segmenti: in una prima fase, l’Autore sembra muovere timidi passi, forse un pochino inesperti (questa è la sua opera prima in qualità di scrittore) che in alcuni punti sembrano quasi disorientare il lettore con una narrazione in prima persona onnisciente. La visione di Parenti, infatti, ha sempre ed esclusivamente Kato quale punto di riferimento centrale ma, al contempo, riesce a “percepire” e dare spazio alle vicissitudini di tutti gli altri personaggi: Overton in primis.
La prima parte del lavoro, con la descrizione dei palazzi e delle strade bianchissime di Baltica, la pacatezza dei suoi discepoli e la sua quotidianità ha riportato alla mia memoria romanzi del calibro di Narciso e Boccadoro e, in qualche maniera, infonde un senso di profonda pace nell'animo. Una pace che è però artefatta, menzognera, offuscata da ombre non ancora distinguibili.
La seconda parte del testo è una vera sorpresa: la narrazione si fa più matura, diviene incalzante ed il fantasy d'avventura si trasforma in un distopico dalle tinte fosche che getta nubi scure sull'avvenire dell'umanità. Tutto appare il contrario di tutto; i legami anche più saldi sono messi in discussione e la ricerca di un senso alle cose aleggia in ogni pagina. Baltica non è affatto quello che sembra ed ogni cosa in essa diviene inconsistente, una meravigliosa frottola ingannatrice.
Il mondo per come la nostra umanità attuale lo conosce si è
accartocciato su se stesso e Baltica non è altro che l’ultimo bastione di una nuova e tremenda
modernità che ha reso schiavi menti e cuori con la falsissima promessa di un'immortalità
meravigliosa, raggiungibile solamente mediante il sacrificio della propria vita.
Bellissime sono le costruzioni dei personaggi di Overton e Argo: il primo incarna la passionalità della gioventù; il mistero dell'ignoto; il secondo, invece, rappresenta il fuoco della ribellione alle regole imposte; il desiderio mai sopito di godersi la propria esistenza fino all'ultimo respiro. Delicata ed a tratti eterea è la figura di Luna: il sentimento mai tramontato per Argo, nonostante egli si sforzi di tenerla a distanza, ne fa una eroina struggente e malinconica vicina alla Persefone della mitologia greca che attende le prime albe della primavera per ricongiungersi all’amata madre e ricoprire di fiori e profumi la Terra.
Menzione a parte merita Kato.
Parenti lo ha volutamente reso un antieroe di tutto rispetto:
un individuo dalla moralità controversa, spesso abietto, bugiardo, disposto a
tutto pur di ottenere ciò a cui anela da sempre e che gli impedisce di
trascendere legandolo agli insegnamenti da dispensare ai suoi discepoli. L'amore verso Luna e la sua smania di perfezione lo condurranno su una strada
impervia che metterà in discussione ogni particella del suo essere.
C'è chi sostiene che siamo attraversati dai pensieri, come se fossimo circondati da sfere invisibili di pensieri che fluttuano attorno a noi. E che incontriamo per caso. Se fosse così, non avrei colpa per i miei pensieri, e neanche per ciò che ho fatto o per ciò che ho distrutto: tutto sarebbe semplicemente colpa del caso.
La Divina Avventura pur presentando qualche errore espositivo, qualche imprecisione grammaticale dovute entrambe all'ingenuità e al furore creativo dell'opera prima ed arrischiandosi con l'utilizzo di una narrazione sufficientemente complessa, mostra di sicuro una strada e lancia un mònito per il futuro che spero i lettori riescano a cogliere: la vita umana non sarà mai perfetta. Il valore delle cose risiede nell’imperfezione del quotidiano, nei fallimenti, nell'affrancarsi da un passato crudele passando attraverso una profonda catarsi interiore.
Allo stesso modo, spalanca le porte ad interrogativi che dal momento della Creazione impegnano in ostinate
dissertazioni gli uomini di tutti i tempi: esiste qualcosa dopo la morte?
Flavio Parenti con il suo romanzo ha gettato dei semi di
consapevolezza. Ciò che il futuro ha in serbo per noi è un mistero cosmico che
saremmo in grado di svelare solo al tramonto delle nostre esistenze.
Ilina Sancineti
Commenti
Posta un commento