DIGNITA’, DENARO E NUOVE TECNOLOGIE.

 

Qualche giorno fa, ispirata da alcune vicende personali, ho esordito sui miei social con un aforisma che qui ripropongo integralmente:

              Il denaro, grande nemico dell’umiltà, non può comprare tutto.

La bontà d’animo e la dignità, ad esempio.

La prima perché è una predisposizione genetica di taluni esseri umani e non di altri: è un fatto naturale.

La seconda perché un individuo giusto e razionale conosce, per esperienza, quali limiti non devono essere superati per essere in pace con la propria coscienza: è un fatto etico.

 

Tali righe sono state dettate dall’amara considerazione che la realtà odierna ribolle di falsi miti, di stereotipi dell’apparenza, di bellezze patinate e materialità effimera. Il prezioso tempo si spreca in giornate prive di significato, nella quali si ha fretta di postare la foto più “acchiappa like”, di farsi immortalare con sorrisi bianchissimi davanti ad un panorama mozzafiato o in ristoranti e alberghi a cinque stelle.

L’ostentare ricchezza, popolarità e potere, se fino ad un ventennio fa era pratica comune (e se vogliamo anche legittima) di alcuni personaggi del mondo dello spettacolo (quelli senza dubbio più egocentrici), allo stato è diventata di uso diffuso anche tra chi, non molto tempo addietro, incarnava quel buon ceto borghese italiano fatto di cervelli che lavorano e di mani che producono. Quella gente che si svegliava al mattino con il gusto di fare per bene il proprio mestiere e con l’intenzione di non far mancare nulla ai propri cari.

I tempi sono cambiati, mi direte: è vero, avete ragione, ammetto a malincuore.

Le nuove tecnologie hanno apportato migliorie nelle nostre società e questo è innegabile: non bisogna dimenticare, infatti, che nei non lontanissimi anni Sessanta, soprattutto in alcuni borghi del Meridione d'Italia, la popolazione viveva in uno stato di arretratezza e di degrado che definiremmo da terzo mondo, mentre ad oggi l’avanzare delle tecniche consente a chi è venuto alla luce dalla parte fortunata del globo terrestre di avere a propria disposizione tutto ed anche di più. E questo si sta rivelando tristemente controproducente: taluni non conoscono il significato del sostantivo sacrificio; a talaltri è estraneo quello di lavoro.

L’essenziale è apparire, anzi è l’unica cosa che conta, per citare con una necessaria sostituzione verbale, il compianto Giampiero Boniperti, giocatore e poi presidente onorario della Juventus. Ciò in spregio alla riservatezza ed a quella sorta di codice etico intoccabile che dovrebbe essere insito nella genetica umana. Eppure, quante volte s’invoca proprio la riservatezza e si grida alla lesa maestà se un operatore call center osa contattarci una volta in più nell’arco della giornata (e fa solamente il proprio lavoro, da sottolineare).

I lettori mi chiederanno: «Perché oggi queste osservazioni fuori luogo ed anche censorie? Non sarai mica invidiosa del successo degli altri?».

Rispondo tiepidamente con un’altra domanda: «Ma davvero il successo si misura in questi termini: da un like in più su fotogrammi pieni di filtri sul viso, da una seduta dall’estetista, da un muscolo in bella vista, da una pancia piatta, da un boccolo perfettamente inanellato, da un abito griffato, da un cocktail sorseggiato a bordo piscina?».

Come riescono alcuni individui a sprecare la loro vita oziando tra specchi e negozi d’abbigliamento, trascorrendo intere giornate sui social senza avere la benché minima preoccupazione per l’avvenire, spesso addirittura dimenticando le sacrosante esigenze della propria famiglia?

La tecnologia avrebbe dovuto aiutarci a migliorare, non certo a divenire degli idioti.

Impotenti, assistiamo al violento e rapido decadimento di tutti quei principi che dovrebbero rappresentare i capisaldi da cui non può prescindere alcun essere umano pensante. E sia chiaro: non si parla di scelte, di modi di vivere e di pensiero (quelli, per carità, esercitabili in piena libertà perché grazie al cielo siamo cittadini di un sistema democratico). 

In linea di massima, sarebbe indispensabile stabilire un netto confine di demarcazione  tra ciò che è legittimo e ciò che non lo è o, perlomeno, non dovrebbe esserlo. Il rispetto della dignità propria e di quella altrui deve rappresentare quel faro da seguire nelle notti di tempesta e dal quale nessuno di noi dovrebbe mai allontanarsi troppo se non vogliamo ritrovarci soli e smarriti in mezzo al nulla.

Assuefatti al benessere, molti hanno dimenticato che le contingenze dell’esistenza sono infinite e mutevoli, come infinite e mutevoli sono le sfumature e le ombre dei cieli. Dunque, sarebbe opportuno non cullarsi troppo, considerato che arrivare in alto non è poi così difficile. Cadere e sprofondare, però, è tutta un'altra storia.


Ilina Sancineti

Commenti