PELE', SINIŠA, GIANLUCA: CIAO CAMPIONI!

Appare triste pensare che in soli ventuno giorni, il mondo sportivo in generale (e non solo quello del calcio) abbia perso tre importanti personalità che, con il loro carisma e le loro diversissime caratteristiche tecniche, hanno contribuito a scrivere pagine indelebili del calcio mondiale: Edson Arantes do Nascimento (per tutti Pelè), Siniša Mihajlović e Gianluca Vialli.

Il primo non ha necessità di presentazioni: con il record imbattuto di 1281 gol in 1363 partite (tra squadre d’appartenenza e nazionale) è considerato l’attaccante più prolifico della storia del calcio. Ha vinto praticamente tutto: competizioni nazionali, mondiale col Brasile, competizioni internazionali. Un uomo venuto dal nulla, cresciuto facendo i conti con la povertà e rimasto umilissimo nonostante fama e denaro. A mio modesto avviso, inarrivabile: il Dio del calcio senza molti giri di parole. La sua tecnica sopraffina ha ispirato tutti i suoi successori ed in tantissimi devono a lui la passione per il rettangolo di gioco. Ci ha lasciati il 29 dicembre dello scorso anno a causa del cancro, a ottantadue anni.

Siniša Mihajlović ha militato per lungo tempo nel campionato italiano in squadre come la Roma, la Sampdoria, la Lazio, l’Inter. Al termine della sua brillante carriera calcistica, nel 2008, diventa allenatore del Bologna, città che l’ha profondamente amato ed in cui ritorna (sempre in veste di tecnico) nel gennaio 2019, dopo aver peregrinato per numerose altre panchine (tra le quali il Milan, la Sampdoria, il Torino, la nazionale serba). Un’intera vita, quella di Mihajlović, segnata prima dalla tragedia della guerra nella ex Jugoslavia che, giovanissimo, ha vissuto in prima persona e che, quasi sicuramente, ne ha forgiato il carattere forte, addirittura rude e sfrontato in certe occasioni. Poi, dalla malattia: è il 13 luglio 2019 quando annuncia durante una conferenza stampa di essere affetto da leucemia mieloide acuta. Una malattia subdola, strisciante che il tecnico ha combattuto con tutte le proprie forze fino alla sua morte avvenuta il 16 dicembre 2022 a soli cinquantatré anni.

E poi Gianluca Vialli: il grande capitano della Juventus guidata da Marcello Lippi che vinse l’UEFA Champions League nel lontano 1996. Credo che questo sia stato, dal mio punto di vista, l’addio più doloroso e ciò non soltanto per la mia fede calcistica. Indimenticabili sono i suoi “anni d’oro” nella Sampdoria accanto a Roberto Mancini: anni volti a  consolidare un’amicizia divenuta indistruttibile col passare del tempo, palesatasi irrimediabilmente in quel commovente abbraccio nella finale dell’Europeo 2020 tra Inghilterra ed Italia che ha consegnato alla nostra nazionale un trofeo che mancava da oltre sessant’anni.

Suppongo che quella sia stata l’ultima vera soddisfazione professionale di Gianluca Vialli e quell’abbraccio stretto con il “fratello” Mancini rappresentava in qualche maniera una sorta di anticipato commiato, consapevole che il tumore, seppure in fase regressiva in quel momento, era ancora latente e covava dentro di lui. E così, proprio quella malattia che anche Gianluca ha strenuamente affrontato a testa alta, l’ha portato via il 6 gennaio 2023. Aveva cinquantanove anni.

Da qualche tempo, dunque, il giuoco del calcio è decisamente più povero. Ha perduto non solo tre attivi militanti, ma tre uomini di straordinaria forza, di pronta intelligenza e di grande esempio per tutti noi. 


«Spero che la mia storia possa servire a ispirare le persone che si trovano all'incrocio determinante della vita. L'importante non è vincere; è pensare in modo vincente».

Gianluca Vialli


Arrivederci Campioni!

Ilina Sancineti

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