LA CADUTA DELL'ULTIMO SUPERLATITANTE ITALIANO

Il sedici gennaio scorso è accaduto un fatto epocale, balzato agli onori della cronaca di tutto il mondo e che merita di essere ascritto tra i successi più importanti dello Stato italiano e della Giustizia nella sua forma più solenne. Dopo trent’anni di latitanza, finalmente, Matteo Messina Denaro, detto u siccu, uno dei più ricercati capimafia italiano, è stato assicurato alla giustizia, catturato mentre si trovava in una clinica di Palermo per sottoporsi a cure mediche.

Innumerevoli sono gli omicidi a lui imputabili: quello del proprietario dell’albergo di Triscina, Nicola Consales, del capomafia di Alcamo, Vincenzo Milazzo e della sua compagna al terzo mese di gravidanza, Antonella Bonomo, del piccolo Giuseppe Di Matteo. Ma anche l’omicidio del giudice Paolo Borsellino, la strage di Capaci dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, i cinque agenti della scorta, la strage dei Georgofili a Firenze dove morirono cinque persone. E molte, molte altre ancora.

Non ho alcuna intenzione di tediarvi ricostruendo la terribile biografia criminale di quest’uomo: posso solamente dirvi che, già da una prima lettura, appare a dir poco aberrante, a tratti persino demoniaca. Cosa abbia fomentato cotanta cattiveria in un essere umano è, e resterà inspiegabile. Un plauso deve essere necessariamente rivolto a tutte le forze dell’ordine coinvolte nell’operazione. Spesso dimentichiamo quanto esse siano fondamentali per garantire la sicurezza sul nostro territorio, soprattutto nelle zone cosiddette difficili. Preferisco non commentare le assurde polemiche del "si è lasciato acciuffare", "è malato e adesso si farà curare a spese dei cittadini onesti", "come hanno fatto a non riconoscerlo in trent'anni" sollevate da molti con l’unico intento di sminuire l’attività di polizia che è stata professionalmente espletata dai tecnici e richiede, per chi non lo sapesse, sacrificio e dedizione. Anziché perdersi in questioni che non possono essere conosciute dai più, sarebbe opportuno riconoscere dei meriti a chi ne possiede e ammansirsi al silenzio riconoscente.

Alla fine, ciò che conta è il risultato e questo arresto, indubbiamente, ha aperto uno squarcio profondo nella struttura granitica delle organizzazioni criminali in Italia. Ma la mafia non è sconfitta: essa vive ancora tra noi, ha assunto altre forme e si serve di altri uomini, nella maggioranza dei casi insospettabili. Serpeggia tra le istituzioni, s’insinua nella politica e la utilizza a proprio piacimento per coprire i suoi crimini che non hanno più il volto della strage armata, bensì della corruzione, della concussione, dell’estorsione, dell’usura e di una molteplicità di altri reati gravi.

Il sedici gennaio duemilaventitre le vittime di mafia hanno potuto godere di un momento di pace e sono certa che, da lassù, i Giudici Paolo Falcone e Giovanni Borsellino, il cui eroico esempio riecheggerà per sempre nelle menti dei giusti, seduti l'uno accanto all'altro, siano tornati a sorridere e a fumare assieme una sigaretta, dicendo: «Ben fatto, ragazzi! Grazie!».

 



IN NOME DEI NUMI (A GIOVANNI E PAOLO)

A cosa vi ha costretto il Male?

Quel Male che non vi ha piegato,

neanche da morti.

In nome dei Numi, che vi ha fatto l’antica Terra?

Trinacria remota, Cattedrale di meraviglie.

Vostra Padrona adorata.

Vostra innocente Sposa.

Vostra Culla natía.

 È la fortuna degli Eroi,

prima traditi e tormentati,

avversati e abbandonati,

consumati e crocifissi,

solamente, all’ignominioso varco, osannati.

 In nome dei Numi, che ne è stato della vostra lotta?

L’Universo intero tramava contro di voi.

E voi non lo sapevate.

E voi non dormivate.

E voi tremavate.

 Ciechi nel non vedere l’ovvio,

Sordi nel non ascoltare il vero,

Muti nel tacere la vergogna.

Imperdonabili creature.

Questo siamo stati.

 Da qualche parte,

ai confini dell’invisibile

ora,

ridete di noi,

dei nostri strazianti sforzi.

Parlate con noi,

Ombre cristalline,

Angeli armati dell’esercito degli Integri.

Vi ascoltiamo,

vi ascolteremo per sempre.

 È servito il vostro sacrificio.

Tonante è il monito.

Il vestigio è restato.

 

Ilina Sancineti

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