UNA VITTORIA STRAORDINARIA, DAVVERO! LA PRIMA FATICA LETTERARIA DEL PROF. PAOLO CUCCI
Una vittoria straordinaria! La mano di Guido edito da Expressiva è una lettura di quelle che "lasciano qualcosa", nonostante sia solamente la prima fatica letteraria del professor Paolo Cucci, stimato docente di educazione fisica del territorio cosentino, accanito sportivo e referente di alcune tra le più importanti istituzioni italiane dello Sport (è attualmente consigliere regionale C.O.N.I. per la FI.Te.T).
Nell'opera i piacevoli ricordi del passato, evocati dalla scomparsa prematura e tragica del caro fratello Guido, avvenuta proprio il giorno della finale del torneo regionale di calcio a cinque che l'autore era impegnato a disputare coi suoi ragazzi nel maggio 2016, si mescolano e intrecciano al presente in un’alternanza sublime e delicata.
Cucci descrive magistralmente lo spaccato di una Napoli bella e policroma dove egli trascorse, assieme alla numerosa famiglia, i primi dodici anni della sua vita. Sono tenere memorie di improvvisate partite di calcetto con gli amici tra gli affollati vicoli partenopei e di assolati scorci multiformi, intrisi di tutta la poesia e di quel calore famigliare che tipicamente appartiene alle genti del Meridione. Emblematico e carico di pàthos è, ad esempio, l’abbraccio tra Cucci e suo padre dopo che lo scrittore, appena bambino, era scivolato inavvertitamente tra le spire festanti di un tifoso sconosciuto sugli spalti dello stadio San Paolo durante una gara del Napoli, la squadra del cuore, cui stava assistendo per la prima volta in assoluto.
Il dolore per la scomparsa di Guido aleggia in ogni pagina del bel testo illustrato dalla prosa leggera e mai ridondante, ma gradatamente si trasforma in qualcosa di positivo e diviene esempio di dedizione al proprio lavoro e sprone per i ragazzi della squadra dello Spezzano che il prof. Cucci allena con entusiasmo e infinito amore.
Ho apprezzato numerosi passi del racconto autobiografico: uno fra tutti il riferimento agli Umili del Verga quando l'autore scrive della genuinità spontanea del portiere Giuseppe, soprannominato Cerzone (quercia), per via della sua mole.
Deliziosa è pure la rappresentazione di alcune tradizioni popolari della Spezzano Albanese degli anni Settanta-Ottanta, piccola realtà calabrese di origini italo-albanesi, nella quale l’autore si trasferì assieme a parte della sua famiglia e dove vive tuttora.
Altra nota commovente è legata alle testimonianze finali (una sorta di appendice al libriccino) dei protagonisti di quella fatidica finale, in primis, i suoi ragazzi. Alcuni di loro nel corso degli anni sono divenuti calciatori professionisti, altri hanno intrapreso la carriera dirigenziale, altri ancora studiano per divenire docenti, altri lavorano onestamente e instancabilmente. E' indubbio come ciascuno di loro abbia fatto tesoro dei saggi consigli del proprio docente.
Nel volume di Paolo Cucci sono costantemente ripetute tre parole: famiglia, rispetto, passione. Ecco: ritengo che il segreto dell’intero lavoro di quest’uomo si possa sintetizzare proprio nei tre termini sopraccitati e si sia manifestato (e sono certa lo farà anche negli anni a venire) nei successi di coloro che ha contribuito a formare.
Un buon Maestro è prima di tutto un Maestro di vita ed è indubbio che il professor Paolo Cucci lo sia. Ad maiora!
"Un buon Insegnante è come una candela:
si consuma per illuminare la strada per gli altri".
Proverbio turco
Ilina Sancineti
Commenti
Posta un commento