I MORTI DI ISCHIA (E NON SOLO) GRIDANO GIUSTIZIA!
E’ inconcepibile scrutare il cielo col terrore negli occhi, pregando che la Natura che tanto abbiamo violentato non si riprenda ciò che è proprio di diritto, a discapito della vita umana.
Che il territorio italiano sia fragile come un bambino in
fasce e che marcata sia la criticità idrogeologica di alcune zone è cosa risaputa.
Lo è per la Protezione Civile Nazionale che ogni volta lancia le allerta metereologiche (gialla, arancione e rossa) che spesso cadono nel vuoto in quanto pericolosamente sottovalutate o addirittura ignorate.
Lo è per gli amministratori locali che non hanno la forza (legale? Finanziaria? Di coscienza?) di adottare provvedimenti seri e mirati per porre in sicurezza determinati luoghi, le cosiddette "zone rosse".
Semplicemente è la tragedia di un territorio intero che spesso viene lasciato a se stesso, esposto all'incuria del tempo, agli "sbalzi d'umore" di un clima sempre più imprevedibile, sfregiato dall'abusivismo colpevole e consapevole, defraudato delle bellezze naturalistiche per dare spazio agli impianti balneari, ai lussuosi resort.
Mentre le nostre coste si sgretolano sotto la furia del Mediterraneo, i nostri monti e le colline prive dei sostegni arborei cedono irrimediabilmente, gli eventi estremi saranno sempre più lunghi e frequenti: semineranno distruzione, comporteranno disagi, probabilmente causeranno altre morti.
Per questa ragione lo Stato e gli enti più vicini ai cittadini hanno il dovere di monitorare attentamente i territori e le loro caratteristiche morfologiche al fine di scongiurare il peggio. Il cambiamento climatico non può sempre tradursi nella scusa del non prevedibile, dell'estremo, del dramma inatteso.
Coloro che hanno perso la vita in simili disastri naturali e le loro famiglie meritano una giustizia giusta! E speriamo che questa volta nessun giudice sancisca biecamente (e scandalosamente) l'esistenza di una corresponsabilità delle vittime dovuta al condotta imprudente.
Ilina Sancineti
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