I MORTI DI ISCHIA (E NON SOLO) GRIDANO GIUSTIZIA!

Mentre la pioggia ricomincia a sferzare quasi ininterrottamente la penisola, l’ultimo corpo della tragedia di Ischia non è stato ancora recuperato dai soccorritori che da giorni lavorano sul territorio, dando così l'infausta possibilità ai congiunti di piangere i propri morti. 
Si tratta delle ultime vittime di una tragedia assurda, ad avviso di molti evitabile.

E’ inconcepibile scrutare il cielo col terrore negli occhi, pregando che la Natura che tanto abbiamo violentato non si riprenda ciò che è proprio di diritto, a discapito della vita umana.

Che il territorio italiano sia fragile come un bambino in fasce e che marcata sia la criticità idrogeologica di alcune zone è cosa risaputa.

Lo è per la Protezione Civile Nazionale che ogni volta lancia le allerta metereologiche (gialla, arancione e rossa) che spesso cadono nel vuoto in quanto pericolosamente sottovalutate o addirittura ignorate.

Lo è per gli amministratori locali che non hanno la forza (legale? Finanziaria? Di coscienza?) di adottare provvedimenti seri e mirati per porre in sicurezza determinati luoghi, le cosiddette "zone rosse".

Lo è per lo Stato italiano che si limita a stanziare fondi (dove andranno mai a finire tutti questi milioni di euro?), talvolta a partecipare a funerali, a fare i soliti proclami in politichese (che hanno davvero stancato), ma mai s’impegna a mettere in campo mezzi sufficienti e uomini coscienti e professionali.

Che cos'è davvero la tragedia di Ischia? O quella di Sarno (SA), o di Cavallerizzo Albanese (CS) o quella di Polizzi Generosa (PA) o quella della Marmolada e ne potrei citare cento altre...

Semplicemente è la tragedia di un territorio intero che spesso viene lasciato a se stesso, esposto all'incuria del tempo, agli "sbalzi d'umore" di un clima sempre più imprevedibile, sfregiato dall'abusivismo colpevole e consapevole, defraudato delle bellezze naturalistiche per dare spazio agli impianti balneari, ai lussuosi resort.

Mentre le nostre coste si sgretolano sotto la furia del Mediterraneo, i nostri monti e le colline prive dei sostegni arborei cedono irrimediabilmente, gli eventi estremi saranno sempre più lunghi e frequenti: semineranno distruzione, comporteranno disagi, probabilmente causeranno altre morti.

Per questa ragione lo Stato e gli enti più vicini ai cittadini hanno il dovere di monitorare attentamente i territori e le loro caratteristiche morfologiche al fine di scongiurare il peggio. Il cambiamento climatico non può sempre tradursi nella scusa del non prevedibile, dell'estremo, del dramma inatteso.

Coloro che hanno perso la vita in simili disastri naturali e le loro famiglie meritano una giustizia giusta! E speriamo che questa volta nessun giudice sancisca biecamente (e scandalosamente) l'esistenza di una corresponsabilità delle vittime dovuta al condotta imprudente.

Ilina Sancineti

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