QUANDO IL FANTASTICO INCONTRA IL CINEMA ITALIANO: FREAKS OUT DI GABRIELE MAINETTI
Non mi occupo generalmente di recensire i prodotti del settore cinematografico (che è un mare magnus in cui preferisco non andare a pesca senza essere adeguatamente equipaggiata) ma questo, credetemi, merita molta, moltissima attenzione.
In un uggioso pomeriggio di novembre, quando il profumo dei caminetti decide di invadere l'aria, mi è capitato di rimanere letteralmente incollata al televisore (cosa assai rara in quanto non amo particolarmente questo aggeggio della tecnologia ed i suoi prodotti) a guardare il lungometraggio del bravissimo Gabriele Mainetti, Freaks Out.
A dire il vero l’ho a lungo “rincorso” al cinema ma, a causa della situazione epidemiologica nello scorso anno ancora instabile (il film è del 2021), ho dovuto rinunciare alla bellezza delle “sale buie”.
La vicenda è ambientata nella Roma del 1943 e si apre con uno spettacolo circense in cui i cinque protagonisti fanno sfoggio delle loro singolari qualità.
Israel (interpretato dal sempre perfetto Giorgio Tirabassi) intrattiene il numeroso pubblico presente con i suoi numeri di illusione e, contemporaneamente, presenta i suoi compagni di viaggio: Cencio (uno strepitoso Pietro Castellito, figlio d’arte, ndr.) un ragazzo albino che comanda gli insetti; Mario (un fenomenale Giancarlo Martini) il clown calamita un po’ tonto ma simpaticissimo; Fulvio l’uomo bestia dalla forza mostruosa (un irriconoscibile Claudio Santamaria. Sottolineo irriconoscibile!) ed infine Matilde (una talentuosa Aurora Giovinazzo) la ballerina elettrica.
A seguito del bombardamento del loro tendone i cinque sono costretti a vagare per una capitale distrutta dalla guerra e, alla fine, rimasti senza lavoro, stremati dagli stenti, Israel convince tutti che l'unica speranza sia quella di emigrare in America. Così si fa consegnare i risparmi di ognuno con l’unico obiettivo di procurarsi dei passaporti falsi ma, dopo poco, il mago scompare nel nulla.
A causa delle rimostranze soprattutto di Fulvio e di Cencio che non credono affatto alla sua buona fede, le strade dei quattro amici rimasti si separano.
Matilde intraprende un pericoloso viaggio alla ricerca del suo mentore.
Fulvio, Cencio e Mario decidono, invece, di unirsi al Berlin Zircus del tedesco Franz che, come tutti loro, possiede ben due peculiarità interessanti. Non solo è dotato di sei dita (cosa che lo rende un pianista fuori dal comune) ma è anche capace di prevedere il futuro.
Qui Mainetti compie un’operazione, a mio modesto avviso, superlativa. Introduce in una narrazione già abbastanza sui generis (scene di guerra sanguinosa si mescolano a situazioni al limite della commedia) qualcosa di ancora più spettacolare: un OOPArt ovvero un oggetto fuori dal tempo, nello specifico un telefono cellulare.
Lo strumento compare nei vagheggi di Franz indotti dall'etere: mediante esso riesce a “vedere” la caduta del suo amato Führer che tanto avrebbe voluto servire e molte altre cose degli anni a venire. Ad ossessionarlo, però, sempre la solita visione: quattro figure avvolte nella nebbia che potrebbero, grazie ai loro poteri straordinari, scongiurare l’oscura minaccia che incombe sul Raich.
Mentre Matilde in fuga dai soldati tedeschi che tentano di violentarla, ma anche dai suoi poteri che la tormentano s’imbatte in un gruppo partigiano con a capo Il Gobbo, un burbero figuro calabrese reso storpio dalla Poliomelite (Mainetti qui ha raccolto altri punti a suo favore!), i suoi tre compagni rischiano di venire uccisi da Franz che, intanto, li ha arruolati come saltimbanchi nel suo circo con l’unico scopo di sfruttarli come arma contro i nemici e con l’intento di riabilitarsi agli occhi del Regime.
A fermare la furia omicida del bellicoso tedesco è solo l’arrivo inaspettato di Matilde che grazie all'elettricità emanata dal suo corpo riesce a liberare tutti.
Alla fine i quattro amici decidono di rintracciare Israel che intanto la ragazza elettrica ha scoperto essere stato catturato dai tedeschi ed avviato ai campi di sterminio in quanto ebreo. Il finale è davvero al cardiopalma, ma non ho alcuna intenzione di svelarvelo!
Nonostante per molti versi, una parte di critica (impietosa, implacabile e ingiusta) non abbia riservato a questo lungometraggio gli onori che meriterebbe, la sottoscritta l’ha trovato davvero affascinante. Credo sia uno dei migliori film italiani a tema fantastico degli ultimi anni. Poco o nulla esiste nel nostro panorama cinematografico che possa essere qualificato come prodotto fantastico. In Freaks Out c’è veramente tutto: azione, drammaticità, commedia, fantastico, sentimentale. Vi confesso che il finale mi ha anche strappato diverse lacrime.
Al pari di Mainetti (apprezzatissimo anche con Lo chiamavano Jeeg Robot) anche gli attori hanno dimostrato di avere spessore: se per Tirabassi e Santamaria la cosa era già notissima, Pietro Castellitto e Aurora Giovinazzo si presentano come vere e proprie rivelazioni.
Simpaticissimo il primo con la sua cadenza romana e l’aria strampalata, delicatissima la seconda che è stata capace di regalare al grande pubblico un’interpretazione di una Matilde profondamente forte nella sua fragilità.
Freaks Out non ha affatto deluso le mie aspettative! Consigliatissimo!
Ilina Sancineti
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