AU REVOIR, MON AMIE


Quest’oggi voglio dedicare un piccolo spazio all'interno del mio blog ad un’amica. Un’amica che non appartiene più a questo mondo, strappata ai suoi affetti da un destino crudele e ingiusto.

Per essere quanto più diretta e vera possibile scriverò il tutto in una lettera, forma che lei tanto amava. Spero che queste brevi righe arrivino ovunque ella sia.

 

Cara Cinzia;

Ricordo ancora quando arrivasti al Cuf di Catanzaro.

Eri una novellina al primo anno di giurisprudenza con un garbuglio di capelli scuri e quello sguardo da gitana ingenua e ammaliatrice che mai più ho incontrato tra le mutevoli espressioni del genere umano.

Mi conquistò subito quella tua contagiosa simpatia, anzi, quella tua spumeggiante voglia di vivere: ho ancora nei timpani le note di Radio Gaga provenienti dalla tua camera.

Non ti crucciavi più di tanto quando venivi sonoramente rimproverata nei momenti in  cui il volume sconsiderato disturbava il riposo delle suore e faceva schiumare di rabbia le altre “cuffiste” in preda ai fumi dei loro studi matti e disperatissimi.

Ma tu eri così.

Te ne andavi in giro con quell'aria deliziosamente ciondolante, dormivi poco, sorridevi sempre, eri una rivoluzionaria con la bandana colorata e con addosso la maglia di Che Guevara.

E chiacchieravi: di musica, di arte, di scrittura, di manga, di lingue straniere, di politica, di disegno, di femminismo. Quel tuo atteggiamento fedelmente anticonformista mi annichiliva spessissimo perché mi faceva sentire tristemente ignorante.

I racconti sui retroscena della vita di Freddie Mercury e dei suoi brani immortali, le canzoni di Fabrizio De Andrè decantate come poesie, le tue storie personali così ricche di particolari erano in grado di incantare chiunque: avevano un fascino unico ed irresistibile.

Quante cose abbiamo condiviso in tarda notte al lume di quella abat-jour  che illuminava a stento i quindici metri quadri di stanza che c’erano assegnati. Quindici metri quadri in cui coltivavamo i nostri sogni, in cui mangiavamo quintali di cioccolata e brindavamo alle cose belle della vita:là dentro c’era tutto il nostro mondo, i nostri più arditi desideri, le nostre speranze future.

Là dentro presero forma i personaggi che avremmo dovuto inserire in utopiche pubblicazioni: Nakomis, Morgan, Artemisia e milioni di altri ancora.

Forse non te l’ho mai detto e di questo mi rammarico moltissimo:fosti tu la Musa dalla quale partì ogni mio progetto letterario. La tua grinta, il tuo sostegno, la tua  fiducia nelle mie capacità piantarono un seme che negli anni è germogliato conducendomi fino a questo punto.

Scorrendo gli ultimi messaggi che ci siamo scambiate dopo un lungo silenzio e guardando qualche tua foto il cuore non può non riempirsi d’amarezza: avrei avuto tante cose da dirti ancora, tante cose avrei voluto ascoltare da te, avrei avuto voglia di trascorrere di nuovo un’altra meravigliosa vacanza al mare come quella di parecchi anni fa.

Non potremo più farlo perché il Destino ha deciso di portarti via ingiustamente, per mano di un balordo che spero paghi per l’esistenza meravigliosa che ha spezzato.

Avrei voluto che qualcuno fosse stato lì con te in quel momento, che t’avesse salvata come succede nei film d’amore che tu odiavi. Invece è andata diversamente.

Ti prometto che un giorno ci rivedremo, amica mia. Nel frattempo io resto appesa a questa curiosa esistenza mortale, mai come negli ultimi anni piena di angoscia, di insoddisfazione, di buio.

Sappi che non ti dimenticherò mai.

Buon viaggio Cinzietta, mon amie. Di tanto in tanto getta uno sguardo su questa terra disperata.

Ti voglio bene.


Ilina

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