JANE EYRE: UN ROMANZO DA LEGGERE TUTTO D'UN FIATO
Non sono solita occuparmi di recensioni, generalmente consento di farlo a studiosi accreditati oppure ad eruditi fruitori della materia letteraria sfruttando la formula nota con "a ognuno il suo".
Tuttavia, quest’oggi vorrei sottoporre alla vostra attenzione qualche personalissima impressione su un testo abbastanza noto che ho terminato da qualche tempo e che ho trovato ricchissimo di spunti.
Mi riferisco al romanzo Jane Eyre della talentuosa scrittrice britannica Charlotte Brontë edito da Edizioni Crescere. Inutile dire che su questo bel volume corposo sono stati scritti fiumi d’inchiostro, pertanto non starò qui a tediarvi con tecnicismi stilistici o fronzoli grammaticali.
Vorrei invece concentrarmi sulla centralità, ( accanto a Jane ovviamente), degli altri due protagonisti della vicenda: Mister Edward Rochester e St. John River.
Il primo è, senza dubbio, una delle migliori e ben costruite figure maschili in cui la sottoscritta abbia avuto il piacere di imbattersi nella carta stampata. Egli è l’antieroe per eccellenza, non il belloccio gentile che s’innesta nella storia con l’unico obiettivo di piacere e fare breccia nel cuore delle lettrici. Tutt’altro: Edward Rochester è un fine conoscitore delle disgrazie del mondo, altezzoso, sgraziato, scontroso. Di lui scrive la Brontë:«Nell’insieme mi parve di media statura e molto largo di torace. Il viso era bruno, coi lineamenti severi e fronte spessa; i suoi occhi e le sopracciglia aggrottate avevano in quel momento un’espressione irosa e contrariata…».
All'opposto, decisamente più affascinante, appare St. John River che l’autrice propone come un giovane pieno di talenti e di bell'aspetto:«La sua fronte altera, fredda e pallida come marmo[… ]i suoi bei lineamenti…».
Sono certamente due personaggi le cui fisionomie ed i cui caratteri cozzano irrimediabilmente tra loro come fossero sale mescolato nel caffè.
Il primo, nonostante i suoi tratti somatici e di personalità non abbiano nulla che si avvicina ai canoni di bellezza tradizionale, anela la purezza dell’amore che ha inseguito per tutta la sua esistenza e che riuscirà a trovare solamente in Jane, divenuta per un fortunoso gioco del destino l’istitutrice della figlioletta, nata da una precedente e burrascosa relazione.
Il secondo, invece, vede nell’acutezza e nel particolare cipiglio della giovane Eyre il suo completamento morale, l’elevazione compiuta verso Dio a cui si è deciso di donarsi in toto. St. John non riesce a provare verso la ragazza quel sentimento profondo, viscerale e pieno di passione che invece le riserverà il misterioso Mister Rochester.
Non intendo svelarvi per nessuna ragione al mondo il finale della storia e neppure darvi un accenno, vi suggerisco solamente di perdervi tra le pagine di questo racconto splendido e melanconico perché sebbene la tecnica narrativa utilizzata e le vicende in esso narrate siano quanto più distanti possibili dalla visione moderna del mondo ed inciampino talvolta in stereotipi ormai trapassati, risulta comunque godibile ed è capace di lasciare un segno profondo negli spiriti più sensibili.
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