PESSIMISMO LEOPARDIANO O PURO REALISMO?

 


Vogliate perdonarmi se in questo ultimo periodo, a parte delle brevissime incursioni, sono praticamente scomparsa dai radar internettiani.

Confesso con molta franchezza di non aver avuto il desiderio (né la necessità) di condividere con il mondo i miei neri pensieri alla luce della tragedia che si sta consumando, sotto i nostri occhi impotenti, ormai da una settimana.

Suppongo che certe sensazioni, alcuni stati d’animo siano così personali da dover rimanere segreti all’interno dello spirito per qualche tempo e maturare prima di essere esternati, come fossero un buon vino.

Dopo la vicenda pandemica ho compreso di possedere un meccanismo di interpretazione delle vicende del mondo parecchio dissimile da quello della stragrande maggioranza dell’Umanità. Talmente dissimile da sentirmi molto di frequente un’aliena incompresa.

Per questa ragione, alcuni altrui atteggiamenti di pochezza e completo disinteresse dinanzi a questo insensato ed ennesimo Olocausto non posso e non riesco minimamente a tollerarli. Mi riempiono di noia, fastidio, ribrezzo e, di conseguenza, li rifuggo come fossero la peggiore delle pesti, chiudendomi in un mutismo intellettivo tutto mio.

Forse perché la guerra io non l’ho vissuta, ma l’ho sentita raccontare moltissime volte dai miei nonni, testimoni diretti della seconda guerra mondiale.

Loro hanno assistito allo strazio ed al terrore dei bombardamenti, hanno visto con i loro occhi sventrare la città in cui sono nata e cresciuta, la furia inumana degli squadristi, la fame (quella vera, non certo il nostro languorino pomeridiano) sedata, quando andava bene, con le bucce appassite degli ortaggi cotti.

O forse perché questo conflitto è più vicino di quello che crediamo e, dopo il Covid19, ho smesso definitivamente di affermare che un evento non potrà mai verificarsi sotto il nostro bel cielo trapunto di stelle amiche.

Le mie sembrerebbero delle elucubrazioni mentali poco lucide, vagamente da pessimismo cosmico leopardiano eppure, v’assicuro, questa storia mi sta togliendo il sonno e ripropone nel mio cuore lo stesso interrogativo da diversi giorni: e se, in un domani lontanissimo, tutto questo capitasse a noi?

A noi adulti che siamo abituati al benessere diffuso, spesso sfacciato. Alla doccia bollente al mattino (o alla sera), alle case accoglienti e riscaldate, alle tavole imbandite dell’impossibile, agli armadi stracolmi di vestiti (solo per citare i beni essenziali), alla tv, ai cellulari, ai social.

Ai nostri bambini coccolati, super protetti, viziatissimi in tutto e per tutto che, per assurdi capricci, gettano nell’immondizia una quantità industriale di cibo perché “la pasta non mi piace, voglio la carne!” (succede, anche troppo spesso, non facciamo gli ipocriti, ve ne prego!).

A noi umili genti dell’anno del Signore 2022 a cui, da questa parte del mondo, non è stato mai negato nulla, i cui unici sacrifici conosciuti risultano connessi ai lavori usuranti che siamo costretti a svolgere, allo stress della quotidianità famigliare, talvolta, ai tristi disagi legati alle malattie che possiamo curare grazie alla scienza medica di cui disponiamo.

In questi tempi oscuri c’è bisogno di una profonda riflessione a mio avviso.

Non avete mai paura dell’abisso senza luce?

Non vi sentite mai insignificanti davanti a certe barbarie?

Io sì.

Mentre conduciamo beatamente le nostre vite e ci crogioliamo nelle piccole gioie (e nei piccoli problemi) di tutti i giorni, dovremmo cercare di immedesimarci in ognuna delle persone che sta subendo il delirio del conflitto.

Dovremmo tentare di dimostrare quel briciolo di empatia verso l’altro che distingue l’uomo dalle bestie.

Dovremmo smetterla di essere egoisti e pensare solamente ai nostri affari, ai nostri bisogni. Dovremmo finirla di voltare lo sguardo sempre dall’altra parte perché quello che c’è al di là dei nostri spazi non ci riguarda.

Tutto questo, è ovvio, non salverà il popolo ucraino dalle sue sventure e nessun altro popolo frustrato dalla guerra.

Però, potrebbe contribuire a rendere ognuno di noi semplicemente più umano, perché ognuno di noi è indissolubilmente, irrimediabilmente legato all'altro.

Meditate umili genti dell’anno del Signore 2022.

Meditate.

 

Ilina Sancineti

 

 

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