18 MARZO 2022 - GIORNATA NAZIONALE IN MEMORIA DELLE VITTIME DELL'EPIDEMIA DA CORONAVIRUS
Che il duemilaventi col suo pesante carico di morte e di paura
sia stato uno degli anni più disastrosi di sempre è assodato. Sulla scia di
quanto accaduto, l’Italia ha deciso di dedicare la giornata odierna del 18
marzo alle vittime della pandemia da Coronavirus. Una nuova simbologia per le
attuali generazioni ed una sorta di ennesima giornata della memoria davanti alla quale,
riportando le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, "bisogna inchinarsi"
affinché rimanga vivo nello spirito di ognuno quello che è avvenuto.
Come dimenticarlo d’altronde? Come dimenticare l’interminabile processione di convogli militari che, alle porte di Bergamo, portavano via affetti cari, speranze, sogni? O l’agonia dei malati in isolamento in una camera d’ospedale?
O la nostra preoccupazione crescente davanti al pericolo di qualche cosa di sconosciuto
ed impossibile da controllare?
Sono oramai trascorsi due anni da quei tristissimi giorni. In questo lungo periodo, ne sono certa, abbiamo acquisito nuove consapevolezze.
Seppure il virus sia mutato e probabilmente sia divenuto più fragile (grazie anche ai contributi scientifici ed agli accorti comportamenti collettivi) non è scomparso del tutto e serpeggia in mezzo a noi mietendo ancora molte, troppe vittime. In prossimità dell’imminente allentamento delle misure di contenimento pandemico varate dal Governo italiano sento di dare oltre che a me stessa, a tutti voi, un solo preziosissimo consiglio: siate prudenti, siate cauti, siate accorti. Non consentiamo al Covid19 di rialzare la testa e di continuare nel suo intento distruttivo.
Ebbene, confidando nel buon senso comune ed augurandovi un avvenire più sereno, vi lascio con un piccolo contributo tratto da Polveri della Quarantena-Rinascita di una Fenice.
Improvvisamente, da un giorno all’altro, la nostra amata, piena, frenetica quotidianità s’è fermata. Ci siamo svegliati e siamo rimasti attoniti di fronte ad un nuovo e del tutto inatteso scenario: sebbene il sole splendesse, la notte non era neppure all’inizio del suo corso e tutto quello che sarebbe accaduto di lì a pochissimo si sarebbe rivelato il nostro peggiore incubo. Con la forza distruttiva che solo una catastrofe può trascinarsi dietro siamo stati scaraventati brutalmente in qualcosa di più grande di noi: così grande da lasciarci senza parole, senza più fiato, purtroppo letteralmente.
Non
è ancora chiaro da dove sia giunto il Mostro, come abbia fatto a colpirci a
tradimento, noi, sempre così pronti, così tecnologici, sempre scaltri ad
evitare danni. Abbiamo solo una certezza: da quando ha salutato le albe di
questo anno, la nostra esistenza è stata stravolta, rivoluzionata. Molto spesso
in peggio. Abbiamo sperimentato il dolore (quello vero), la tristezza più
profonda, avvertito la lama amara della solitudine solleticarci il cuore.
Abbiamo conosciuto la Morte, taluno così da vicino da poterne nitidamente
descriverne i tratti senza sbagliarsi. Eppure, in mezzo a questo orribile
supplizio, solo all’apparenza senza via d’uscita, c’è stato un guizzo, una
fulgida scintilla, che ha innegabilmente animato alcuni di noi (…). Siamo
indubbiamente testimoni di un periodo storico irripetibile (per fortuna,
aggiungeremmo), ricco di spunti di introspezione ed approfondimento. È
un’occasione unica che abbiamo scelto coscientemente di non lasciarci sfuggire,
plasmando, senza presunzione alcuna, una sorta di vademecum degli animi, per
non dimenticare ciò che è stato, ciò che è, ciò che sarà, affinché le
generazioni a venire conoscano, attraverso le nostre parole, anche l’altro
volto di questo anno del Signore duemilaventi.
Ilina Sancineti
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